Viviamo nella "società del prendere", ho deciso che la chiamerò così. Viviamo sentendoci in diritto di avere tutto, senza dare nulla in cambio, o comunque sempre il meno possibile. Prendere, prendere qualunque cosa si possa avere, ottenere, guadagnare, possedere. Anche rubare, talvolta. Arraffare il più possibile, tutto il surplus deve essere nostro. Spendendo? Nulla. Dando in cambio? Niente!! Sforzandoci? Ma proprio il meno possibile, lo sforzo deve tendere a zero, sempre che ci debba essere uno sforzo. Ci sembra così ovvio, diamo per scontato che in qualunque ambito chi ci troviamo di fronte debba essere lì per noi, "cavoli, è il suo lavoro", "cavolo è pagato per farlo", "cavoli, siamo amici!"… senza renderci conto che… chi o cosa ci troviamo di fronte siamo noi. Siamo noi per tutto il resto del mondo, per tutti gli altri. Siamo anche noi. E quando lo facciamo è altrettanto ovvio e naturale non dare nulla o il meno possibile, ma ci meravigliamo, ci indignamo anche! quando a farlo è chi o cosa ci troviamo di fronte.